I 10 Trend Tecnologici Strategici di Gartner per il 2025
4 Novembre 2024
In questa pagina vogliamo condividere e discutere i principali trend tecnologici evidenziati da Gartner per il 2021.
Molte di queste tendenze, come è facile prevedere, sono strettamente correlate agli adattamenti delle imprese alla crisi provocata dalla pandemia.
Le sfide socioeconomiche del 2020 hanno completamente stravolto il modo in cui molti di noi vivono e lavorano e alcuni di questi cambiamenti sono destinati ad assestarsi come permanenti.
Le imprese, esordisce Gartner, devono nel 2021 conseguire la plasticità necessaria per passare dalla resilienza nel rispondere alla crisi allo sfruttare pragmaticamente le opportunità in grado di portare una crescita.
Secondo Gartner il modo migliore per conseguire tale risultato sarà concentrarsi sulle 3 aree chiave che ospiteranno i principali trend tecnologici strategici per il 2021: la centralità delle persone, l’indipendenza dalla location di lavoro e la diffusione di un modello resiliente.
Questi 3 temi sono i punti di riferimento a cui business leaders e CIO dovranno guardare per le scelte tecnologiche del 2021.
Tenendo bene a mente, per usare le parole di Brian Burke, Research Vice President di Gartner, che le tendenze tecnologiche non operano in modo indipendente l’una dall’altra, ma sono tra loro concatenate, rafforzandosi a vicenda.
Anche se i trend elencati avranno un differente impatto su ciascuna impresa e potranno sembrare ai più difficilmente “modellabili” nella propria organizzazione, è importante capire la loro correlazione, per conseguire quella auspicata plasticità organizzativa che secondo Gartner costituirà l’ancora di salvezza per le organizzazioni nei prossimi 5 anni.
Centralità delle persone: Ci riferiamo a un ampio spettro di stakeholder, ovvero tutte quelle persone, interne o esterne all’azienda, che rappresentano il patrimonio più prezioso per un’impresa, come collaboratori, dipendenti, clienti, fornitori, partner, ma anche la comunità locale o gli influencer online. Il tema della centralità delle persone evidenzia i tech trend che hanno a che fare con i comportamenti (Internet of Behaviors), le esperienze (Total Experience) e la privacy (Privacy-Enhancing Computation).
Indipendenza dalla location di lavoro: La pandemia ha notevolmente aumentato la necessità di poter operare indipendentemente dal luogo in cui ci si trova.
Nuovi modi di lavorare implicano che ogni utente dell’ecosistema aziendale può trovarsi e deve poter operare da qualunque luogo.
Il tema dell’indipendenza dallo spazio fisico in cui una persona opera è senz’altro legato ai cambiamenti tecnologici già in atto che stanno portando a una struttura cloud distribuita (Distributed Cloud), in grado di facilitare le operazioni ovunque, sia nel business che nell’IT (Anywhere Operations), in totale sicurezza (Cybersecurity Mesh).
Diffusione di un modello resiliente: Questo tema non riguarda la capacità di riprendersi, ma piuttosto la capacità di adattarsi agilmente in un ambiente di business o IT fortemente dinamico. Potremmo parlare, più che di resilienza, di plasticità. Partiamo dal presupposto che la volatilità esiste e sarà d’ora in poi impossibile ignorare questo assunto, quindi è fondamentale avere le competenze, le capacità, le tecniche, i processi operativi e i sistemi per adattarsi costantemente ai modelli in evoluzione. Ciò significa che le imprese devono guardare a un nuovo modello di business “componibile” fatto di componenti modulari, regolabili e autonomi (Intelligent Composable Business). Devono potersi avvalere di tecnologie sofisticate come l’Intelligenza Artificiale (AI Engineering) ed automatizzare sempre più i processi aziendali e IT (Hyperautomation).
Vediamo ora più nel dettaglio questi 9 trend e cerchiamo di spiegare in maniera pratica le implicazioni che questi avranno per tutti noi nel prossimo futuro.
Si tratta della combinazione di diverse tecnologie per acquisire, analizzare e connettere i dati di un individuo a eventi comportamentali associati, come ad esempio le abitudini di acquisto.
Nei prossimi anni sempre più organizzazioni del settore pubblico e privato si avvarranno di queste tecnologie per influenzare i comportamenti di individui o gruppi demografici collettivi.
Le informazioni disponibili rispetto ad un individuo sono moltissime: si pensi all’insieme di dati commerciali e personali, informazioni derivanti dai social media, dal settore pubblico nel rapporto con la PA, dagli ambienti in cui sono attive tecniche di riconoscimento facciale e di rilevamento della posizione, etc.
L’IoB prevede l’analisi da parte di tecnologie sofisticate di tutta questa miriade di dati, dove sarà possibile “taggare come eventi” una gamma sempre più ampia di comportamenti.
Si può dire che l’IoB sia la naturale evoluzione dell’IoT: mentre nell’Internet of Things gli oggetti inanimati sono istruiti per eseguire determinate azioni in determinate condizioni, nell’Internet of Behaviors in qualche modo questo modello viene applicato agli individui, i comportamenti delle persone vengono monitorati e vengono applicati incentivi o disincentivi per influenzarli a comportarsi verso un set desiderato di parametri operativi.
E’ evidente come questo trend possa prendere una deriva “pericolosa” se non lo si applica nel totale rispetto delle normative privacy: sarà certamente tema di dibattito nel prossimo futuro come l’utilizzo dell’IoB debba essere finalizzato al miglioramento dell’efficienza piuttosto che al controllo dell’individuo.
Il trend è ormai segnato, ma per potersi assestare come tale l’IoB dovrà offrire un vantaggio reciproco a entrambe le parti per la sua accettazione (ad esempio aiutare le forze dell’ordine, garantire premi assicurativi vantaggiosi per i guidatori prudenti, garantire ai cittadini la compliance di ognuno con protocolli igienici prefissati, etc).
Al di là delle legittime perplessità etiche che questo trend solleva, secondo le stime di Gartner entro la fine del 2025 oltre metà della popolazione mondiale sarà soggetta ad almeno un programma IoB (privato, commerciale o governativo).
Total Experience (TX) è una strategia che mira a creare esperienze condivise di livello superiore attraverso la sinergia delle attività di Multi Experience (MX), Customer Experience (CX), Employee Experience (EX) e User Experience (UX), strategie che finora le aziende hanno portato avanti separatamente.
Gartner lo propone come uno dei trend principali in virtù del fatto che le interazioni tra azienda e clienti e tra azienda e dipendenti sono diventate repentinamente molto più mobili, virtuali e distribuite, a causa del COVID-19.
Per non rischiare di perdere presto contatto con i propri dipendenti e con i clienti, le aziende devono sviluppare una strategia TX che tenga conto di come le aspettative e le richieste continuino a cambiare nel corso del tempo, a maggior ragione in questi tempi di incredibile disruption.
Gartner porta l’esempio virtuoso di un’azienda di Tlc che durante questi mesi di lockdown ha saputo orchestrare la sua TX avvalendosi di una serie di tool per migliorare l’esperienza di clienti e dipendenti.
Ha messo a disposizione un’app per permettere ai clienti di prendere appuntamenti presso il punto vendita più vicino, ha gestito gli appuntamenti con un check-in automatico e con una notifica sul tempo d’attesa, garantendo così al cliente un’esperienza piacevole, nel rispetto delle norme di sicurezza.
Ma ha pensato anche ai suoi dipendenti, inserendo nei negozi dei chioschi digitali per permettere agli addetti di co-navigare sullo smartphone del cliente senza doverlo fisicamente toccare.
Gartner prevede che entro il 2024 le organizzazioni in grado di offrire una Total Experience supereranno i concorrenti del 25% nel grado di soddisfazione di clienti e dipendenti.
Questo trend prova a conciliare l’attuale e spinoso tema della Privacy con l’esigenza inderogabile di elaborare dati e informazioni sensibili.
Si farà sempre più pressante nel prossimo futuro l’esigenza di un computing che tenga conto della privacy, in grado di proteggere e “mettere in sicurezza” i dati durante il processo di elaborazione e analisi da terze parti.
Secondo Gartner per ottenere questo risultato dovranno essere disponibili 3 tipi di piattaforme:
L’obiettivo di queste tecnologie, alcune delle quali ancora in fase di maturazione, è quello di fornire specifiche garanzie di segretezza e privacy.
Per Cloud Distribuito si intende la distribuzione di servizi di Public Cloud in diverse location fisiche, lasciando al Provider del servizio le responsabilità inerenti il funzionamento, la governance e l’evoluzione lato tecnico/funzionale.
Secondo Gartner questo trend rappresenterà il futuro del Cloud, in quanto permetterà di rispondere in maniera soddisfacente alle esigenze di flessibilità, latenza e privacy.
Con il Cloud Distribuito infatti sarà possibile gestire alti livelli di elaborazione dati con una bassa latenza, cioè con un’alta velocità di risposta.
Questa è senz’altro un’esigenza imprescindibile per il Cloud, in quanto è sempre più determinante per le aziende avere accesso a dati in real time in scenari dove i dati di analisi cambiano rapidamente.Il Cloud Distribuito fornisce inoltre una risposta alle normative di tipo giuridico che richiedono la residenza dei dati entro specifici confini territoriali.
Questo trend, che si potrebbe tradurre con “Operatività ovunque”, descrive un modello operativo aziendale basato sulle tecnologie digitali, progettato per raggiungere e interagire con clienti e dipendenti ovunque.
Viene messo in discussione il concetto convenzionale secondo cui è necessario interagire in un luogo fisico, faccia a faccia, per ottenere i migliori risultati in termini di valore ed efficienza.
Si tratta di un fenomeno che era già nell’aria da tempo, ma che la pandemia ha accelerato in maniera esponenziale.
Nell’ultimo anno abbiamo dovuto fare di necessità virtù, concretizzando rapidamente i cambiamenti di tipo organizzativo, tecnologico e ideologico necessari a dare continuità al business.
Le aziende hanno dovuto allestire rapidamente un’organizzazione del lavoro in remoto, con persone distribuite ovunque.
Nello scenario post pandemico verso cui ci affacciamo non si tornerà indietro, piuttosto le aziende dovranno continuare il percorso intrapreso basato su un mindset digital-first e location-independent.
Secondo Gartner, entro il 2023, il 40% delle organizzazioni mescolerà esperienze fisiche e virtuali, al fine di ottenere una maggiore produttività della forza lavoro e ampliare la propria base clienti.
Si tratta di un trend non nuovo nelle classifiche di Gartner, che descrive un approccio distribuito per aumentare la scalabilità, la flessibilità e l’affidabilità del controllo dei sistemi di cybersecurity.
Un’architettura con differenti modalità e livelli di protezione che consentirà a ogni utente di potersi muovere nel mondo digitale senza correre alcun rischio.
Il Cybersecurity Mesh, questa “maglia di sicurezza informatica” consentirà agli utenti di accedere e utilizzare in modo sicuro qualsiasi risorsa digitale, indipendentemente da dove si trovi, fornendo il livello di sicurezza necessario. L’identità dell’individuo diventa il suo perimetro di sicurezza.
L’avvento del Cloud ha portato la maggior parte dei cyber asset organizzativi al di fuori dei tradizionali perimetri di sicurezza fisica e logica, comportando una minor capacità di controllare l’accesso alle risorse digitali.
Il Cybersecurity Mesh permette di conciliare questo dato di fatto con le aspettative sempre maggiori dei consumatori sulla protezione dei propri dati.
Ciò che non era possibile o conveniente anni fa oggi è possibile: con i security services il Cloud può proteggere il Cloud.
Le previsioni di Gartner indicano che entro il 2023 l’80% delle organizzazioni utilizzerà servizi di Security as a Service.
Secondo Gartner inoltre entro il 2025, i sistemi di Cybersecurity Mesh supporteranno oltre la metà di tutte le richieste di controllo di accesso digitale.
La traduzione letterale del termine, ovvero “Business intelligente e componibile”, può lasciare un po’ spaesati, ma dà un’indicazione di come questo trend si riferisca a una forma mentis più che a uno specifico set di attività.
Per Composable Intelligent Business si intende un’organizzazione progettata per essere dinamicamente adattabile e resiliente, ovvero in grado di riassettarsi rapidamente in termini organizzativi e tecnologici di fronte alle situazioni di incertezza.
Le imprese sono esortate ad adottare un’architettura aziendale nuova, “componibile”, in grado di rilevare, rispondere e agire rapidamente, per cogliere le opportunità, scongiurare le minacce e garantire la business continuity.
La nuova impresa “intelligente e componibile” ritratta da Gartner è in grado di agire con plasticità mettendo e ri-mettendo in discussione le decisioni aziendali e orchestrando le strategie che meglio rispondono al ritmo dei cambiamenti, interni ed esterni all’azienda.
Un focus importante è posto sull’accesso ai dati e sulla capacità di trarne degli insight che guidino le decisioni di business, il tutto in tempo quasi reale.
In altre parole, l’azienda del futuro dovrà rivedere i suoi processi di “decision making” adottando un approccio di tipo data-driven, dove sarà determinante la collaborazione a ogni livello dell’ecosistema aziendale e sempre di più anche tra esseri umani e macchine.
Un approccio di questo tipo incentiverà il confronto e l’apertura a nuovi business model, agevolando creatività e innovazione, aspetti fondamentali per assicurare la capacità di un’impresa di rispondere con prontezza e resilienza agli eventi disruptive del prossimo futuro.
Gartner prevede che entro il 2023 le organizzazioni che avranno adottato un approccio “componibile” supereranno la concorrenza dell’80% nella velocità di implementazione di nuove funzionalità.
Per AI Engineering si intende un insieme di metodi volti a ordinare e facilitare l’integrazione di differenti modelli di Intelligenza Artificiale presenti in azienda, al fine di migliorarne le performance, la scalabilità, la capacità di interpretare i risultati e l’affidabilità di risposta.
L’obiettivo è quello di “ingegnerizzare” per così dire l’approccio ai modelli AI e di fornire un flusso ininterrotto tra lo sviluppo, l’operatività e la manutenzione di tali modelli, al fine di garantire che questi modelli producano un effettivo valore all’interno dei processi aziendali.
Il rischio infatti è che le tecnologie AI rimangano relegate alla loro dimensione scientifica senza apportare un beneficio pragmatico misurabile in azienda.
Molti leader aziendali faticano ad attribuire un valore realistico a questa importante fonte di innovazione e differenziazione.
D’altro canto, molti altri tendono a sovrastimare l’impatto dell’AI e a sottovalutarne la complessità. Questo li espone al rischio di costosi fallimenti di progetto.
Urge quindi un metodo per valutare e moderare importanti aspetti delle implementazioni AI, quali valore, rischio, affidabilità, trasparenza, etica, interpretabilità, responsabilità, sicurezza e conformità.
Siamo giunti a una fase più matura di diffusione capillare dell’AI in impresa: l’approccio ingegnerizzato all’AI si propone di dare un valore pragmatico alle tecnologie di Intelligenza Artificiale, permettendo che esse facciano ciò per cui sono state progettate, ovvero fornire soluzioni a una vasta gamma di problemi di business nel modo più efficiente possibile.
Si tratta di un trend già presente l’anno scorso nella top 10 di Gartner.
L’iperautomazione implica l’uso orchestrato di più tecnologie, strumenti o piattaforme, con l’obiettivo di automatizzare qualsiasi processo sia automatizzabile in azienda.
Secondo Gartner i processi di business presenti nella maggior parte delle aziende oggi sono frammentati e tutt’altro che snelli e creano enormi spese e sforzi di continuo adattamento.
Lo sanno bene le innumerevoli aziende che lottano ogni giorno con sistemi informativi e patchwork tecnologici lenti, obsoleti, non integrati e non efficienti.
L’iperautomazione diventa quindi un processo inevitabile ed irreversibile. Tutto ciò che potrà essere automatizzato sarà automatizzato. Le pressioni competitive per aumentare l’efficienza e l’agilità aziendale porteranno ben presto tutte le imprese ad affrontare il tema dell’automazione dei processi e dell’integrazione dei dati. Non adeguarsi a questo trend renderà difficile rimanere competitivi o differenziarsi sul mercato.
Secondo le previsioni di Gartner, entro il 2024 le organizzazioni ridurranno i costi operativi del 30% combinando le tecnologie di iperautomazione con la revisione dei processi operativi.
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